Le pratiche funerarie si differenziano a seconda delle confessioni. Non fa eccezione il funerale ebraico. Questa religione considera infatti la morte come un vero e proprio dono di Dio, poiché chi ha vissuto rispettando le regole verrà ricompensato. Ad occuparsi del funerale sono sempre i parenti più stretti. Il defunto non è mai lasciato da solo, neanche nelle ore notturne quando i parenti prossimi si stringono attorno a lui in una veglia.
In occasione di questo rituale, il corpo è sempre posizionato con i piedi rivolti verso la porta, gli occhi e la bocca sono chiusi ed il volto è coperto con un foglio. Attorno alla salma sono accese delle candele e i famigliari leggono dei Salmi. Il defunto è quindi purificato con l’acqua. Segue quindi la vestizione con il sudario bianco ed il tallith, il tipico scialle di preghiera con le frange.
Come si svolge il funerale ebraico
La religione ebraica non prevede la cremazione ed accetta solo la sepoltura a terra. La bara dev’essere in legno, semplice e senza abbellimenti. Durante la cerimonia funebre, i partecipanti devono avere il capo coperto. E’ usanza che possano strappare una parte del loro vestito in segno di disperazione, aggiungendo la stoffa alla bara.
La Sinagoga viene considerata nella cultura ebraica il luogo della vita. Ed è per questo che è il rabbino a leggere un memoriale nel cimitero in cui viene ricordato e lodato il defunto. Dopo il funerale, invece, inizia la cosiddetta Shivah, ossia la fase di lutto che dura sette giorni.
Il cimitero ebraico di Torino
Nella storia ebraica torinese diversi spazi di sepoltura si sono susseguiti a partire dal XV secolo. Dal 1867, però, alla comunità è stato assegnato un reparto del Cimitero Monumentale di Torino dove furono anche ricollocate anche alcune lapidi. Tra i sepolcri rigorosamente senza immagini, essendo quella ebraica una religione iconoclasta, ci sono famiglie scomparse, sterminate nei lager e personaggi noti del mondo della cultura come lo scrittore Primo Levi e la scienziata Rita Levi Montalcini.