Cosa succederà ai vostri profili social, alle vostre conversazioni in chat ed al vostro account di posta elettronica subito dopo la morte? Nel mondo digitale, infatti, la morte rappresenta un’utopia in quanto la propria identità sulla rete non si dissolve con la dipartita dell’individuo. Ciascuna persona, infatti, lascia innumerevoli traccia sul web: dai documenti alle immagini, dai video alle conversazioni. Ecco così che nasce l’esigenza di occuparsi del proprio patrimonio digitale per stabilire così da subito delle sue sorti quando non si sarà più in vita.
Cosa prevede la legge sul patrimonio digitale delle persone decedute
In Italia non esiste una legislazione specifica per la successione del patrimonio digitale. Quest’ultimo, infatti, è escluso dalla GDPR. Il regolamento europeo 2016/679 che stabilisce la protezione dei dati personali non riconosce ai Paesi membri dell’Unione Europea la possibilità di disciplinare in autonomia la materia. Il Decreto Legge 196/2003, ora abrogato, stabiliva invece che in caso di decesso i suoi diritti potevano essere esercitato da coloro che hanno un interesse proprio oppure che agiscono in tutela dell’interessato o per ragioni famigliari meritevoli di protezione.
La diffusione del testamento
Data la mancanza di normative che regolano in maniera certa l’eredità digitale, la soluzione migliore è quella di inserire espressamente nel testamento come si vuole che venga gestita. E’ consigliabile inoltre anche fare un controllo della propria presenza in rete eliminando eventuali profili oppure degli account di posta elettronica superflui. Per facilitare gli eredi, soprattutto in caso di morte improvvisa, sarebbe auspicabile creare una lista dei dati login delle varie e-mail . Ma anche i dati di accesso dei vari profili social conservandoli in un luogo sicuro o ancora meglio da un notaio. Alcuni social network danno già la possibilità di trasformare i profili personali di persone decedute in pagine commemorative. Su Facebook, inoltre, c’è la possibilità di indicare un account erede che gli permetterà di gestire il profilo del “de cuius” con alcune limitazioni.