In Italia il rito funebre cattolico è il più comune. Per via del crescente fenomeno della globalizzazione, tuttavia, si stanno diffondendo in tutta la penisola anche i riti funebri di altre religioni, come quella ortodossa. Dopo essersi separata dalla Chiesa cattolica con il Grande Scisma del 1054, la Chiesa ortodossa rappresenta il punto di riferimento religioso dei Paesi dell’Europa dell’Est. E’ proprio per questo che la tradizione funebre ortodossa è molto simile a quella cattolica pur differenziandosi sotto alcuni aspetti.
Il lutto degli ortodossi
Nella tradizione ortodossa il periodo di lutto è caratterizzato da diverse cerimonie che si susseguono nell’arco di quaranta giorni. I giorni più importanti, in particolare, sono il terzo, il nono ed il quarantesimo giorno. Il terzo giorno è considerato dagli ortodossi quello in cui l’anima si stacca definitivamente dal corpo. Al nono giorno, invece, è lo spirito a lasciare il corpo mentre dal quarantesimo in poi termina definitivamente l’esistenza del corpo del defunto. Subito dopo la morte, invece, il defunto è vestito ed è posto sopra un catafalco posizionato verso la parte più orientale del locale. Sulla parete sopra il capo del defunto è appesa un’immagine sacra in stile bizantino.
Le principali differenze tra la cerimonia funebre ortodossa e quella cattolica
La Chiesa ortodossa è ancora fortemente ancorata alla tradizione ed alla necessità che il corpo venga sepolto dopo la morte affinché possa essere restituito alla Terra. La religione ortodossa, infatti, non prevede la cremazione e tanto meno i loculi. Oltretutto le bare non sono piombate ma semplicemente chiuse. Le lapidi possono essere di marmo oppure di granito. Solo di recente è stata ammessa dalla religione ortodossa, accanto alle date di nascita e di morte, anche la possibilità di poter inserire una fotografia del defunto. Le tombe degli ortodossi, infine, sono decorate con dei fiori freschi e con delle piante disposte sotto la lapide.